Intervista a   VITTORIO RINFRANTI  di Fulvio Spagnoli

www.ilcorto.it - Vittorio Rinfranti regista

Fulvio: Vittorio Rinfranti, regista, persona molto quadrata, dal tono di voce rassicurante…

Vittorio: È difficile spiegare cos’è per me il cinema: tutto è partito ai tempi del liceo seguendo un cineforum. Ne rimasi entusiasmato …così è nata questa passione. La sento come una forma di creatività legata alle cose concrete, reali, …è un rapportarsi alle persone …non mi sono ancora mai pentito, anche se in alcuni momenti, qualcuno in più in passato, qualche dubbietto: però la passione è più forte e spinge...

L’attività di insegnante è nato casualmente …l’ho accettata volentieri sentendo questa esperienza un utile sussidio per continuare ad imparare …insegnando, appunto; è anche una fonte di sostentamento, mentre la regia che è più saltuaria. Sono ben cosciente che un eccesso di studi teorici allontanano dalla realtà: come in alcune riviste di cinema


Il cinema è un modo di guardare: dietro ogni film c’è uno sguardo… quello del regista. La mia passione per il cinema è nata col desiderio di essere regista. A  sedici anni ho identificato il cinema con la possibilità di inventare una storia, di raccontare dei personaggi: quindi la regia è stata l’unica risposta possibile. Non sono attratto neanche dalla sceneggiatura, che considero un ponte: sento la regia come un punto di sintesi.
 
Della sceneggiature mi occupo io, da solo, ed a volte anche in collaborazione di altri. Per i video e LAVORI simili, è un altro discorso: in queste attività posso occuparmi anche soltanto della parte tecnica …solo, si fa per dire. Non potrei realizzare una messa in scena che non nasca, anche se in parte, da me …lo so, questo può essere un limite. Uso lo story-board con parsimonia: amo decidere sul set; un “parziale”, con un po’ di descrizioni comunque, è sempre con me …anche se ha delle fattezze artigianali…
 
Sto fremendo per una domanda: a quali registi ti ispiri tecnicamente?
 
Tre sono i nomi che amo sia tecnicamente, sai per i contenuti: Truffaut, Antonioni, Kubrik. Li trovo straordinari: in Truffaut la tecnica è molto al servizio dei personaggi; racconta in modo giusto le sue storie.
Nel panorama italiano non considero regista persone come Wertmuller e Zeffirelli: mi infastidiscono …tecnicamente; in Zeffirelli trovo interessante la scenografie, ma ha preso da Visconti, il suo maestro, gli aspetti più superficiali…
 
Ejzentejn? …i suoi film? …di lui mi affascina prevalentemente l’aspetto compositivo, ossia  mi interessa come ha formalmente lavorato su temi che oggi sono troppo datati per poter essere presi in considerazione. A prescindere il suo credo politico, è riuscito a fare cose importanti, dentro un meccanismo che non gli permetteva di essere libero. Va analizzato, in sintesi, non per quello che racconta ma come lo racconta. Oggi può essere visto quasi esclusivamente in contesti didattici relativi al cinema. Visivamente colpiva moltissimo: i suoi film hanno una forza a prescindere dagli anni da cui è girato.
Se insegnassi regia partirei da Kubrik: ossia inizierei dal punto di sintesi per poi tornare insieme; pensa che, secondo i miei allievi, ragazzi al massimo trentenni, il cinema lo ha inventato Tarantino...
 
Un regista, prima di sedersi ed imbracciare il “megafono”, deve affrontare: per prima cosa, la parte della scrittura; ...in particolare a me non piace poi molto e, per questo, mi costa molta fatica; lo faccio, diciamo, per formazione universitaria: ma ne riconosco l’importanza ... avrei voglia di chiudere velocemente, invece mi ci soffermo …anche troppo; e, ri-sottolineo, nonostante non lo vorrei.
Poi mi interesso della scelta degli attori e la selezione dei luoghi dove andrò a girare la mia sceneggiatura. A differenza della precedente attività, questa attività la faccio con molta passione: luoghi e volti.
Personalmente uso il cameraman … che talvolta è stato …il direttore di fotografia. Le inquadrature le scelgo io, anche in confronto col “mago delle luci” e… con le particolari situazioni. Devo dire che conoscono dei registi che delegano “questa scelta” …e non capisco il perché.
A me piacerebbe anche filmare ma …io do moltissima importanza alle scelte delle inquadratura ed alla direzione degli attori. Per quanto riguarda le luci, ripeto, mi affido molto al direttore di fotografia, ammettendo così che la mia …ignoranza in materia.
Sul set ho un’idiosincrasia molto anacronistica verso l’uso del monitor di controllo … forse perché una volta non c’era ...vengo dal “Super 8”: sto cercando di abituarmi ma …trovo “strano” il comportamento di alcuni registi che, sul set, si mettono davanti al monitor, e a diversi metri di distanza dal monitor stesso... Convengo che sia utilissimo ma ... mi fa sentire a disagio: ho bisogno di sentire la fisicità degli attori, di stare più vicino possibile a loro, non riesco a giudicarla dal monitor…
 
Un attore per un regista è …
 
amo molto gli attori, amo lavorare in particolare con le donne …amo molto raccontare storie di donne …mi piace anche il rapporto con loro anche se qualche volta non fila tutto liscio. Hitchcock li “usava”… nel senso letterale del termine.
Quando c’è tempo non faccio tantissime prove ma molte letture. Evito la consapevolezza assoluta del personaggio da parte dell’attore: mi piace l’affinità del personaggio per il film che è più dialettico ed interessante…
 
Secondo il cinema classico Hollywoodiano degli anni ’50, la macchina da presa non si deve sentire o vedere: le inquadrature non devono essere belle in se, ma funzionali a quello che accade, molto lineare… io sono su una posizione intermedia: alla Kubrick, senza virtuosismi, sempre funzionale a quello che viene raccontato…